Dopo il 46° congresso

I nostri sogni reinterpretando il nostro passato

di Francesco Nucara

Si è concluso il 46° Congresso del Partito Repubblicano Italiano. Giancarlo Tartaglia ha presentato il suo pamphlet "Itaca non è ancora all’orizzonte", sottotitolo: "Note del viaggio repubblicano". Oggi a Congresso finito potremo dire che Itaca è finalmente all’orizzonte. Il problema è che non basta vederla, bisogna arrivarci ad Itaca. L’importante è avere intrapreso la navigazione. La fine della cosiddetta diaspora repubblicana, con la riunificazione sotto il simbolo dell’Edera di tutti coloro che per motivi diversi si erano allontanati, è stato il primo passo per costruire quel progetto liberaldemocratico che resta comunque il nostro sogno. Dobbiamo evitare di trasformarlo in un incubo, ritrovandoci fra tre o quattro anni a parlare delle stesse cose.

Il Congresso ha ricevuto molta attenzione da parte delle forze politiche più vicine al PRI in questo momento storico e la presenza di Giulio Tremonti, intervistato da Stefano Folli, quella di Silvio Berlusconi, di Pierferdinando Casini, di Francesco Rutelli, ne sono la dimostrazione lampante. E’ pur vero che erano ospiti invitati, ma invitate erano tutte le forze politiche e le associazioni sindacali, che evidentemente nulla avevano da dire ai repubblicani riuniti nella loro assise nazionale.

L’inaspettata citazione di Cattaneo, da parte di Rutelli - "La libertà è una pianta dalle molte radici" - avrebbe dovuto far riflettere quegli amici repubblicani che hanno sì le nostre stesse radici ma non riescono o non vogliono alimentare lo stesso "albero della libertà".

Sinceramente non vediamo grandi differenze tra le due mozioni, se non la didascalica dicitura di "Terzo Polo", che peraltro Casini, che dovrebbe esserne il leader, ha escluso al nostro Congresso.

Evidentemente c’è un problema personale. Non crediamo infatti che i dirigenti locali del PRI, che sono firmatari della mozione di minoranza, vorranno affrontare le prossime elezioni amministrative costruendo aggregazioni da Terzo Polo nei loro territori, si tratti di comune o provincia.

Mi auguro di essere smentito. Non ci sarà da aspettare molto.

Il Congresso, malgrado i tentativi di boicottaggio, in parte riusciti, è stato seguito in tutto il mondo grazie alla diretta organizzata dalla segreteria politica e visibile su internet.

Escludendo la domenica di chiusura, sono stati 3.000 i contatti e 1.800 le utenze che si sono collegate con il nostro sito.

Abbiamo cercato e continueremo a cercare l’Unità del Partito, che per noi è un bene prezioso quanto le idee che portiamo avanti.

L’Unità dà forza a tutti i livelli, come a tutti i livelli si possono costruire alleanze con le forze politiche più interessate al contributo programmatico che i repubblicani possono offrire.

Dispiace la polemica sul congresso a tesi.

Dubito, e molto, che i critici di questa novità abbiano capito granché del progetto che sottendeva a questa operazione, messa a servizio dei "contenuti" prima che degli schieramenti, come diceva Ugo La Malfa.

E’ probabile che ad alcuni degli autorevoli amici congressisti interessino più gli schieramenti che i contenuti. Avremo modo di dimostrare loro che si sbagliano, e anche di molto.

Volevano cambiare la classe dirigente e si sono rintanati in un’operazione di divisione che con un po’ di buon senso si sarebbe potuta evitare, rafforzando il Partito e procedendo a quel rinnovamento evidentemente frutto più di blaterazioni che di convinzioni.

Procederemo ancora nell’interesse del PRI non curandoci delle piccole divergenze, se esse sono solo politiche; e, se le divergenze fossero personali, troveremo il modo di smussare eventuali differenze caratteriali. Il Partito complessivamente considerato è un bene così prezioso che l’interesse dei singoli (o di frazioni di esso) deve essere comunque ininfluente e messo a tacere fin dalla radice, poiché se le radici marciscono non sono più radici di libertà, ma sono radici che faranno morire l’albero che dovrebbero alimentare.

Itaca dunque si intravede all’orizzonte, ma dobbiamo remare tutti verso la stessa direzione, altrimenti diventerebbe solo un sogno impossibile. Itaca non è l’Isola dei Famosi.

Di quest’ultima isola non ci interessa nulla. Noi vogliamo raggiungere l’isola repubblicana con tutto il carico dei suoi ideali, della sua storia, delle sue tradizioni, del suo "amore secolare per l’Italia", dei suoi progetti di federalismo europeo. Non una piattaforma marina. Ma un’isola viva e vitale da cui spiccare il volo per realizzare i nostri sogni, reinterpretando il nostro passato.

Roma, 2 marzo 2011